Frammenti della tradizione eroica
Beowulf e poche altre opere sopravvissute – circolate prima come poesia orale e successivamente in manoscritti – mostrano quanto fosse ricca la tradizione eroica e quanto fosse stata dimenticata, distrutta o scartata. Un manoscritto ormai perduto noto come il frammento Finnsburh racconta un episodio trovato anche in Beowulf in cui un matrimonio inventato per porre fine a una faida di sangue si traduce in una sanguinosa battaglia in cui nessuna delle due parti guadagna il sopravvento. Waldere, un poema sopravvissuto in soli due frammenti, appartiene chiaramente alla stessa tradizione eroica secolare. Ambientato durante il regno di Attila l’Unno (434-53) e che racconta brevemente parti della leggenda di Walter d’Aquitania, ricorda la morte in battaglia, contiene vanti marziali e celebra il guadagno e la perdita di fama e ricchezza materiale e le armi da guerra.
Più lungo e completo è l’appello dei popoli, delle nazioni e delle gesta eroiche dato dal poeta itinerante Widsith, il cui nome significa “ampiamente viaggiato”, in un poema omonimo:
Widsith parlò e sbloccò il suo tesoro di parole,
colui che aveva superato la maggior parte degli uomini,
popoli e nazioni sulla terra.
Mentre Widsith viaggia per il mondo, parla e canta di quelli che ha incontrato prima. Il complesso arazzo di governanti e popoli i cui fili danzano attraverso questa poesia ci lascia un chiaro senso sia di come il pubblico anglosassone ha incontrato queste storie, sia dei tempi di turbolenza e opulenza che hanno ricordato. Sentiamo parlare di Offa di Angeln, che ‘con una spada ha segnato un confine contro i Myrgings a Fifeldor’, e del re gotico Eormanric, che ha dato Widsith un collare vale 600 monete d’oro puro.
Commemorare eroi contemporanei
Ma questo elogio non era solo per il mondo antico, e gli anglosassoni hanno fatto uso dello stesso linguaggio poetico, simboli e motivi per commemorare vittorie-e sconfitte contemporanee. Nella cronaca anglosassone del 937, La battaglia di Brunanburh commemora la vittoria degli eserciti sassoni occidentali e merciani su una forza combinata di scozzesi e vichinghi, celebrando soprattutto il massacro dell’esercito invasore e la vergogna di coloro che sopravvissero a tornare alle loro navi.
Il più famoso poema di battaglia inglese antico, La Battaglia di Maldon, commemora un tipo molto diverso di conflitto: una battaglia avvenuta nel 991 durante la quale l’ealdorman di Essex, Byrhtnoth, permise al suo ofermod (‘orgoglio’ o ‘overconfidence’) di avere la meglio su di lui. Byrhtnoth, il capo dei suoi leali veterani e delle truppe anglosassoni locali, permise a un esercito vichingo di prendere posizione sulla terra in preparazione della battaglia. Ciò ha provocato sia la morte eroica di Byrhtnoth, e, infine, una coraggiosa sconfitta per gli inglesi. Salvo alcuni disertori, quasi tutti gli uomini di Byrthnoth affrontano la morte al suo fianco, pronunciando una serie di discorsi entusiasmanti. L’anziano guerriero Byrhtwold affronta la sua morte dicendo:
La mente deve essere più dura, il cuore più acuto
lo spirito più grande, come la nostra forza diminuisce.
Qui giace il nostro condottiero completamente abbattuto
il nostro buon condottiero sul terreno; possa egli piangere sempre
chi pensa di voltare ora da questo gioco di battaglia.
Insieme, queste poesie mostrano l’estensione di ciò che è stato perso dalla tradizione secolare ed eroica della poesia antica inglese; quelle opere che celebravano la vittoria in guerra, le azioni di coraggio, le valenti vanterie, i combattimenti sanguinosi e la conquista di grandi tesori.
Violenza, demoni ed eroismo cristiano
Per molti versi inseparabili da queste tradizioni secolari e leggendarie sono quei poemi raffiguranti figure bibliche e religiose sante, che sono spesso presentati in termini molto simili. Il Sogno del Rood, in cui l’albero parlante su cui Cristo fu crocifisso rende conto della sua morte, presenta Gesù non come l’uomo sofferente dei dolori, ma nel ruolo di un signore della guerra militare che va volontariamente alla sua morte. Elene, un poema contenuto nello stesso manoscritto, offre un resoconto della vittoria dell’imperatore romano Costantino sul suo rivale Massimiano nella battaglia del Ponte Milvio. Prima della battaglia, Costantino ha una visione che garantisce la vittoria finché conduce i suoi uomini alla guerra sotto la bandiera di Cristo.